Le donne devono fare rap! Chi ha detto che il rap non è per signorine? Basta andare sul vocabolario inglese per leggere la definizione di Rap: discutere in modo informale. Ed è proprio questa nuova modalità tecnica che fonde il ritmo e le rime.
Quando si parla di Rap non possiamo non citarne l’origine: l’Hip Hop. La cultura Hip Hop nasce intorno al 1970 nei sobborgi di una New York malfamata che fonde l’arte dei graffiti, la breakdance ed il rap, appunto. Erano gli anni delle feste di quartiere – i Block Party- e quante più persone possibili si radunavano intorno ad impianti sonori costosissimi ed ascoltavano queste basi ritmate. Da qui l’idea dei DJ’s di isolare la parte delle percussioni dal resto dei brani per farci parlare sopra gli MC -i Maestri di Cerimonia. Nasce così il Rap- o Rapping- ovvero una tecnica vocale che prevedeva il parlare sopra una base ritmata.
Un susseguirsi di rime -flow-, assonanze su un beat di 4/4. Gli MC iniziano ad essere vere e proprie figure che si esibiscono ai Block Party, con pochi soldi, ma moltissima immaginazione mettevano in rima i loro pensieri o i loro turbamenti. Si cerca di trattare temi sociali, dalla povertà alla voglia di riscatto, si canta di una società marcia, uno spaccato di vita di tutti i giorni. Freestyle, ovvero testi improvvisati o vere e proprie strofe pensate e scritte nero su bianco, poco importa, il rap inizia pian piano a dilagare tanto da divenire una componente culturale radicata in tutta l’America. Un gergo ricercato e sempre più specifico fatto di metafore, allegorie e allusioni… fatto di disrespecting- conosciuto nello slang come dissing– Ecco le prime diss track al solo scopo di offendere e criticare, e se si parla di dissing non si può non citare Tupac Shakur e Notorius B.I.G.
Ma quali sono le figure femminili nella scena Rap?
Per molti anni il Rap è stato un mondo prettamente maschile, ma quando pian piano ha iniziato a diventare un vero e proprio fenomeno musicale, anche le donne hanno iniziato a farsi spazio in questa cultura. Potrei citarvene moltissime, ecco le più influenti della scena -ognuna per motivi differenti.
Missy Elliott. Chi di voi non ricorda lo stile eccessivo di questa rapper? Basta ricordarsi i video di Work it o Get Ur Freak On per rendersi conto come lo stile Hip Hop raggiunge ed influenza anche la moda. Tute acetate marchiate Adidas o giacche borchiate, il tutto rigorosamente oversize, campanelle in oro e collier di diamanti in bella vista. Missy Elliott, che esordisce nel 1997 con l’album Supa Dupa Fly, è riuscita a sdoganare il rap collaborando con personaggi come Madonna, Pink, Beyoncé, Janet jackson, TLC e Lil Kim. Lei è la mia rapper preferita in assoluto.
Nicki Minaj. Si affaccia alla scena musicale solo nel 2007 ed è subito disco di platino. Forse la ricordate per il suo twerking nel video Anaconda o per il suo linguaggio spinto e allusivo. Riprende lo stile sensuale di Mariah Carey e Lil Kim, creando un personaggio dai tratti irriverenti. Vanta anche lei grandi collaborazioni tra cui Lil Wayne e Drake. Definita dal new York Times “rapper femminile più influente di tutti i tempi” , Nicki colleziona svariate nominations e premi quali Grammy, American Music Award e BET Awards. Nel 2011 viene insignita del premio BILLBOARD’S WOMEN IN MUSIC Rising Star, il riconoscimento per i talenti emergenti.
Keny Arkana, rapper francese classe ’82. I suoi testi sono molto vicini all’ideologia Hip Hop vecchio stampo. Keny comprende da subito la responsabilità che arriva insieme al successo e quindi tratta temi a sfondo sociale e dal forte messaggio politico. Vi consiglio uno dei suoi più bei video, La Rage (La Rabbia) dove Keny racconta degli scontri del 2006 nelle periferie francesi. Canta di rabbia del popolo, inneggia alla libertà, lancia spunti per riflettere su un mondo che non ci rappresenta e che viene distrutto giorno dopo giorno emarginando sempre più i bisognosi.
Eve. Nel ’99 entra nella storia con un album che è il secondo -fatto da una rapper donna- più venduto al mondo. Nel 2001 molteplici successi, il primo con Let Me Blow Ya Mind duettato con Gwen Stefani dei No Doubt e subito dopo con il singolo Who’s that girl?. Uno stile sempre in evoluzione, tanto da percorrere quasi un viaggio insieme a lei grazie alle sue canzoni.
Laurin Hill. Cantautrice, polistrumentista e cantante del gruppo Fugees che restano insieme fino al 1997. L’anno successivo inizia a scalare le classifiche di tutto il mondo con un album interamente scritto e arrangiato interamente da lei: The Miseducation of Lauryn Hill con il quale vende più di 18 milioni di copie anche grazie al primo estratto Doo-wop (that thing). Impossibile non ricordarsi di lei anche per la cover in versione struggente di Killing me Softly di Roberta Flack. Laurin matura uno stile tutto suo denominato più tardi neo soul, dove mischia abilmente influenze soul degli anni ’70 rendendole attuali in chiave R&B e rap. Senza mai montarsi la testa, scrive di una realtà che tocca con mano o di ciò che la circonda come le pari oppurtunità per i neri, profondamente convinta che la musica abbia lo possibilità di cambiare le mentalità. I più dicono che lei sia stato in grado di creare un genere musicale vicino a quello di Aretha Franklin, ma con lo spirito reggae di Bob Marley.
E in Italia quali e quante sono le donne che fanno rap?
Premetto che per la nostra mentalità con radicate basi cattoliche e di famiglia patriarcale non è stato facile per la cultura Hip Hop insidiarsi e dare voce, ma sopratutto credito, alle donne. Da sempre prese non molto in considerazione, sono state ostinate, sincere e hanno mostrato tutta la loro tenacia fregandosene degli stereotipi.
La Pina, ormai voce radiofonica di Radio Deejay da tantissimi anni, ha iniziato la sua carriera nel rap con la crew Le Pine e collaborando con il gruppo rap Otierre. Successivamente resta sola, vien da sè il nome che sceglie di tenere. Incarnazione vivente della cultura Hip Hop in Italia, lancia irriverenti rime sui 4/4 fino al 2015. E’ una tosta che se ne frega del giudizio di molti, va per la sua strada e sdogana ancora di più il concetto che il rap non è sessista.
Baby K. Ricordata dai più grazie al tormentone Roma-Bangkok con Giusy Ferreri, vanta duetti con Tiziano Ferro, Marracash, Emis Killa, Gemitaiz, Caneda e J-AX. Lei è una delle poche rapper donna in Italia ad avercela fatta, ma non è stato facile. Incide il primo EP-extended play- nel 2008, ma solo nel 2013 firma con la Sony Music.
EvaRea. 25enne catanese, fa il boom grazie alle audizioni di XFactor Italia nel 2016, ma già nel 2014 si fa le ossa aprendo concerti dei Club Dogo, Salmo, Rocco Hunt, Nitro, Two Fingerz e non solo. Fin da piccola cresciuta a pane e Eminem, inizia a scrivere da subito poesie che metterà poi in rima. Parla di un mondo bigotto, di argomenti tabù- tanto da farne un Album- e di sessualità.
Beba. Lei non dice di aver avuto qualche musa ispiratrice, ha semplicemente ascoltato le parole… si è fatta trasportare dal flow e ha accolto i messaggi che le canzoni trasmettevano. Inizia a scrivere le prime rime a soli 8 anni, partecipa poi avari contests e addirittura riesce ad avere la possibilità di esibirsi come artista d’apertura al concerto di Izi, Tedua e Rkomi.
Miss Simpatia. Beh è difficile parlare da sola di me stessa, posso dire che sono stata la prima donna a firmare con una major. Prima di diventare Miss Simpatia, però ho fatto freestyle sui palchi di mezza Italia (in particolare il palco dello Zuluday a Latina) con il nome di “Evoluzione”. Ho collaborato con Federico Zampaglione dei Tiromancino, Inoki, e tantissimi altri rapper. Ero stanca di portare una maschera, cosi ho deciso di cancellare tutto quello che riguardava Miss Simpatia: video e social. Mi dicevano che non sarei riuscita a ripartire da zero, ma io non ripartivo da zero, ma ripartivo da me stessa, da Sandra. Dicono di me che sono stata la figura più controversa della scena, non lo so, ma una cosa è certa: il mio pezzo “Ciao Fibra” è stato il primo brano trasmesso su tutte le piattaforme con contenuti altamente espliciti, il primo brano a passare in tv e in radio pieno di parole non proprio gentili, questa per me è stata una grande soddisfazione perché, prima del 2007, un brano che era tutto tranne che commerciale, non sarebbe mai arrivato ai mass media. Nel 2016 sono stata chiamata a suonare per i 50° della VANS a Città del Messico. Il primo rapper italiano che andava a cantare ad un’evento simile non è stato un uomo ma una Donna: la sottoscritta.
Se pensate che siano finite le donne del rap italiano vi sbagliate: Leva57, Loop Loona, Lady B, Marti Stone, Juggy, Nora, Mc Nill, Leslie, Doll Kill, Miss Quinse, Comagatte, Le Gal, Doris, Wazzy, Rei, sono solo alcuni dei nomi delle rapper in Italia… Siamo tantissime e saremo sempre di più… parola di Rapper!
Qual’è la vostra rapper preferita? A me per la verità piacciono tutte, vi lascio il video e la canzone di Rei da ascoltare.