Selfie estremo, quello mortale che ti porta a fare azioni stupide e pericolosissime in una realtà fatta di pochezza. Unico obbiettivo: farsi vedere forti e coraggiosi. Da quando il social network è diventato il punto di riferimento di ogni persona, molti giovani si sono fatti trascinare in un limbo mortale.

Foto: La Stampa

La selfite: esiste e si può curare

Secondo gli studi della Nottingham Trent University è un vero disturbo mentale chiamato semplicemente “selfite”. L’ossessione di postare atti che sfidano la paura e la morte per farsi notare dal popolo di internet. Il piacere di ricevere dei like ed emergere da una massa di persone in continuo aggiornamento. Per non sentirsi soli e inutili nasce questo bisogno viscerale di diventare unici agli occhi di altri esseri umani. Scalare le classifiche di ogni social con i propri selfie è una patologia da non sottovalutare. Scatti di persone che non hanno più paura di niente, senza freni inibitori.

Per evitare che possano susseguire altri casi come questi, e che la nostra società possa ammalarsi diventando sempre più inconsciente, bisognerebbe lavorare nelle scuole, cominciare dai più piccoli. Insegnare loro che la vita non è fatta di popolarità e che la realtà non è nel digitale. Evitate di regalare smartphone e tablet ai ragazzini, possono innescare bullismo, violenza, superficialità e giochi estremi come questo, tenendoli fuori dal social network almeno fino alla maggiore età.

Educare i più piccoli significa salvare gli adulti di domani, insegnando loro il rispetto per la propria e la vita degli altri.

Se un vostro figlio, parente o amico mette in atto uno di questi selfie, fermatelo immediatamente, cercate di parlargli e ascoltarlo. Fate capire loro che ciò che stanno facendo non è un gesto da star, ma qualcosa che li renderà ridicoli e che li porterà verso una morte certa.

Foto di: aanavandi

La causa è la nostra società

Se li guardi sul volto non vedi persone felici e forti, ma deboli e tristi. Dietro questi scatti si nasconde disperazione, solitudine e insoddisfazione. Una società che pensa solo ad apparire e non si ascolta, ne ascolta gli altri. Siamo sempre più distaccati tra noi e per farsi notare rischiamo anche  la morte.  Tutto questo esibizionismo estremo risulta quasi come una richiesta di aiuto che nessuno riesce più a dare. Bisognerebbe ascoltarci di più, riprederci quel calore umano che ormai si è perso tra le pagine digitali di oggetti elettronici.

Dovremo smettere di giudicare e magari anche di deridere e isolare, quelli che sono considerati impopolari. Non esiste il più debole ne il più forte, come non esiste la persona più bella o quella più brutta. Siamo tutti uguali: abbiamo bisogno di imparare a guardarci dentro e mettere un like ad un bel sorriso, non a chi tenta di farsi notare con la morte che li alita sulle spalle.